Cenni Critici

 

 

 


ATLANTE DELL’ARTE CONTEMPORANEA 2023 – DE AGOSTINI


Nata a Pola, nell’Istria italiana, l’11 febbraio 1945, Liliana Scocco Cilla si trasferisce giovanissima a Ravenna dove attualmente vive ed opera. Figlia di un capitano di marina emigrato in Italia al concludersi della Seconda Guerra Mondiale, la Scocco Cilla conserva nella sua ricerca figurativa parte delle memorie del vissuto paterno. Le esperienze drammatiche provate dalla famiglia durante il conflitto e il difficoltoso trasferimento in Italia hanno costituito per la nostra una fonte di inquietudine da cui è evasa attraverso l’amore per l’arte, sviluppatosi in maniera assolutamente autoctona. La libera espressione pittorica ha assunto un ruolo di autoterapia per l’artista istriana, dopo le prime fugaci apparizioni a rassegne artistiche locali, l’originalità del suo “Digitismo” ha ottenuto progressivamente il consenso della critica e del pubblico, come testimoniato dalla sua florida carriera espositiva nazionale ed internazionale. La produzione della Scocco Cilla si plasma quasi esclusivamente sul suddetto “Digitismo”, termine con cui la nostra nomina la sua personale invenzione. Come si evince dall’etimo, l’autrice relega il pennello ad un ruolo secondario andando a plasmare il colore direttamente con le dita. La pittura si contamina in piccola parte con la scultura, assurgendo di fatto ad ibrido fra i due medium principi della tradizione figurativa rinascimentale. La declinazione
veneta di tale tradizione viene inconsciamente citata nella tecnica del “Digitismo” difatti, come tramandatoci dal Boschini ne “La carta del navegar Pitoresco” , il Tiziano Vecellio nella fase della sua maturità ritoccava con le sole dita le sue celeberrime caldeggianti sfumature: “Tiziano procedeva con sfregazzi delle dita negli estremi dè chiari, avvicinandosi alle mezze tinte, e unendo una tinta con l’altra; altre volte con uno striscio delle dita pure poneva un colpo d’oscuro in qualche angolo, per rinforzarlo, e così andava a riducendo a perfezione le sue animate figure. Ed il Palma mi attestava per verità che nei finimenti dipingeva più con le dita che con i pennelli”. Discostandosi celermente dai parallelismi di correnti secolarizzate l’apparato visivo della Scocco Cilla si manifesta prevalentemente novecentesco con una chiara aderenza all’Espressionismo Astratto. Sporadicamente l’artista si avvale della realtà nella formulazione del suo processo combinatorio, il quale affonda “a piene mani” in una dimensione lontana dalla verosimiglianza sia nelle scelte cromatiche che nella rinuncia dello scontornato. Questi excursus vagamente figurali sono intrisi di suggestioni impressionistiche, nei focosi sfondi dell’ opera “Bagliori sul mare” si ritrovano sottili corrispondenze con il “Sole nascente” di Monet, rivalutato con un tocco maggiormente vigoroso rispetto al francese. L’istriana si esalta nel conferire possanza all’interno del riverbero solare, rinunciando alla conformità con il reale regala un trasognante tramonto dai toni lignei, in bilico fra il sopracitato impressionismo e le successive tendenze espressioniste. Osservando il “corpus” della Scocco Cilla notiamo come l’elemento acquatico risulti ricorrente. Sia negli spaccati dal taglio vagamente fotografico che nelle opere maggiormente informali, i richiami alle sue origini e ai riferimenti paterni vengono evidenziati in maniera il più delle volte esplicite, altre volte implicite, tuttavia senza cadere nella ripetitività. Ciò che la sua manifestazione artistica intende rappresentare è piuttosto una forma di intimità con sé stessa, uno sprofondamento negli abissi del proprio io attraverso una condensazione di sentimenti che si manifestano talvolta con un aspetto più cristallino e salino, talaltra permangono nella fluidità dei pigmenti che colano tra le sue dita. Questa reiterata riproposizione del mare è anche rimando all’esplorazione e alla tradizione marinaresca della sua terra d’adozione. La componente esplorativa si ricollega direttamente all’opera “Terra!” all’interno della quale la narrativa è lasciata esclusivamente alla titolazione e alla melliflua linea della parte centrale. Si nota immediatamente l’influenza dell’informale dei primi anni ’50, il colore è steso con eufonica grazia lasciando che catturi la fioca luce dell’alba filtrante dalla caligine mattutina. Le dita divengono veicolo plasmante, come nei miti della creazione la Scocco Cilla fonde cielo, terra e mare con il solo utilizzo delle mani, l’occhio dello spettatore si perde negli incessanti movimenti delle superfici azzurre mentre ode in lontananza il fischio del vento, affacciandosi da un’immaginaria prua. “Digitismo”
non è solo sinonimo di pittura ma anche un forte richiamo etimologico alla società attuale. La produzione della Scocco Cilla evidenzia il ruolo predominante del mondo digitalizzato nel quotidiano e si pone l’ambizioso obiettivo di rimettere in contatto l’osservatore con la genuina spontaneità dei suoi sentimenti. L’autrice istriana ammonisce a non farsi sopraffare dal ruolo incalzante della fredda tecnologia, rimandando a sinestetiche contemplazioni visuali e tattili del mondo. Nel trovarsi dinanzi ai suoi dipinti colui che osserva affonda le mani nell’acqua cristallina per lasciarle asciugare nel materno tepore del sole.


AMSTERDAM WHITNEYtraduzionePDF

LILIANA SCOCCO CILLA E IL DIGITISMO AL VITTORIANO DI ROMA

La pittrice ravennate Liliana Scocco Cilla, artista di grande esperienza e dal lungo curriculum, con mostre importanti tenute in tutta Italia, nelle principali capitali d’Europa e negli Stati Uniti d’America, è stata selezionata per partecipare alla “Triennale di Roma 2017”, una delle manifestazioni artistiche più prestigiose d’Italia che quest’anno si terrà presso il rinomato Complesso del Vittoriano dal 25 marzo al 22 aprile.

Forte di una formazione completamente autonoma e personale, che l’ha difesa e preservata da condizionamenti stilistici, culturali ed ambientali, Liliana Scocco Cilla, ormai da molti anni, ha iniziato una lunga e interessante azione di ricerca e scavo interiore che poi, gradualmente, è sfociata in una vera e propria “invenzione” tecnica e stilistica, in un modo unico e straordinario di intendere l’arte del dipingere: il digitismo, ossia l’arte di dipingere solo ed esclusivamente con le dita, senza l’ausilio degli ormai noti e tradizionali strumenti come spatole e pennelli; dipingere, cioè, entrando direttamente in contatto con la materia, i colori e il supporto senza avere la mediazione di alcun mezzo artificiale.

Attraverso questa tecnica, anima, corpo e mente dell’artista diventano davvero una cosa sola con l’opera che sta nascendo, un tutt’uno con le emozioni, i sentimenti, i pensieri, le intime riflessioni.

Espressione immediata e istintiva, dunque, quella della nostra artista, libera e decisa, eseguita di getto e di prima intenzione, seguendo solo ed esclusivamente il filo delle pulsioni interiori e del sentimento.

Così il colore, steso a masse e con grande sicurezza, viene mosso a piacere dalle dita, gestito, addomesticato, inciso e scavato diventando il protagonista assoluto di ogni sua opera che, pur restando sempre fedele al dato reale, si avvicina sovente all’informale tanto è la sintesi della visione. Recentemente l’artista ha pubblicato il “Manifesto del Digitismo” che la consacra ufficialmente Caposcuola del nuovo Movimento artistico.

Una pittura, quella di Liliana Scocco Cilla, che spesso attinge dalla memoria e dal ricordo, dal sogno e dal gioco fantastico facendosi leggera ed evanescente, delicata e poetica, a volte quasi surreale. Arte sempre alimentata dalla natura e che nella natura trova continua ed inesauribile fonte di ispirazione, ma anche arte di attenta e profonda riflessione perchè sorretta sempre da un sottinteso e pacato simbolismo. Così i suoi cieli infiniti, i suoi mari profondi e i suoi prati verdi e sconfinati non vogliono essere solo una poetica rappresentazione del creato, ma anche, e soprattutto, un chiaro riferimento alla vita e all’esistenza, anch’esse bisognose di azzurro, di cieli tersi e puliti, di approdi sicuri dove poter finalmente sognare.

Luciano Carini

 

VIBRANTE MATERIA

La vibrante materia pittorica di Liliana Scocco Cilla sembra affondare le sue radici nella ricerca espressionista europea della seconda metà del secolo scorso; ma, a differenza dei maestri che la hanno preceduta, l’autrice non parte da uno schizzo preparatorio, né fa uso di pennelli o spatole. La sua procedura è rara, in quanto le sue opere nascono dalle sue stesse mani, che abili e decise si immergono nel pigmento, e quindi si applicano sul supporto, creando spazi, profondità, prospettive, ombre e luci, in un gioco sapiente di toni e controtoni.

Questo contatto fisico con la materia cromatica trasmette emozioni e conferisce spiritualità a queste sperimentazioni visuali, dove gli spessori materici e le trame segniche evocano forme magiche e metafore paesaggistiche, seguendo lo stimolo dell’ispirazione fiabesca che appartiene all’interiorità dell’autrice.

Se l’espressionismo sognante di Liliana Scocco Cilla guarda da un lato alla figurazione, che nelle sue mani assume la forma animata di mondi silenziosi e utopicamente edenici, d’altro canto le sue suadenti cascate di colore sono anche figlie dell’informale, al quale l’artista sembra aderire, quanto meno nella libera gestualità istintuale che la caratterizza, e nella sua capacità di trasporre in visione una soggettiva ricognizione dell’indicibile.

Così, la pur evidente allusività paesaggistica non decade mai nella retorica del dettaglio, stabilendo invece un punto di arrivo nel gioco delle parti tra il riconoscibile e la non forma, che prende sostanza nei ritmi cromatici e nelle armonie tonali.

Quindi, le titolazioni di questi componimenti rispondono, non tanto a un intento didascalico, quanto alla necessità della pittrice di sottoporre ogni suo lavoro alla significazione dello stato d’animo che l’ha condotta a realizzarlo.

Paolo Levi

L’IMMEDIATEZZA DELLA MATERIA 

 

L’artista Liliana Scocco Cilla, attraverso la sua arte, sempre raccontata con consapevolezza ed incessante attività pittorica, adotta uno stile molto originale e suggestivo. Ella, infatti, dipinge direttamente sulla tela con le mani, senza l’uso del pennello o di altri mezzi, e ci rivela una forma d’arte del tutto innovativa e particolarmente piacevole. E’ pertanto una pittura inconfondibile, nata da una grande passione e da un vero talento in cui si fondono una serie di elementi emozionali, all’insegna di un’espressione singolare, intrisa di forza comunicativa e di compiuta resa formale.

Si sviluppa così una costruzione di notevole impatto visivo e ricercato equilibrio concettuale che coinvolge fortemente l’osservatore, stupendolo di continuo. Il bisogno profondo di sentire la materia fra le mani e la necessità di elaborarla rappresenta per l’artista una dialettica ricca di comunicazione e seducente bellezza, tanto da consentirle di prendere immediatamente un linguaggio unico e pieno di corpo e vitalità. E’ indubbiamente un’arte che sconfina dai soliti schemi tradizionali e che testimonia una ricerca costante e interessante. Un’eccellente manualità, una concretezza d’immagine ed una dominante modulazione del colore stabiliscono, senza ombra di dubbio, una maturità artistica rigorosa e significativa. Le opere intitolate “Paesaggio fantastico”, “Verso il sole” e “Libertà”, vanno oltre la sola abile rappresentazione strutturale cromatica: esse infatti offrono al fruitore una lettura profonda, capace di rivelare attraenti vibrazioni ed emozioni assolute. Con la tecnica dell’olio su tela, la Scocco Cilla ci svela una compiuta stesura coloristica ed un preciso aspetto formale, sottolineando una evidente e prorompente progettualità. L’ accordo armonico del colore, sovrapposto sempre con studio e impegno, scandisce un’identità cromatica di forte tendenza artistica, dove la preparazione dei chiaroscuri caratterizzanti e l’essenza del segno fuoriescono con palpitante vitalità.

La tematica naturalistica, protagonista nell’opera, viene vissuta da parte dell’artista con un personalissimo impianto d’avanguardia costantemente impregnato di contenuti e sintesi espressiva.

Tra passato e presente, tra poetica e contemporaneità, l’artista coniuga magistralmente un espressionismo pittorico completo di una dinamica creativa indubbiamente versatile e concreta.

M. Malì

 

 

Dalla lezione di Monet verso una Pittura Gestuale

Volendo stabilire l’inizio della sensibilità moderna è necessario fare riferimento alla pittura romantica inglese, quella di Constable e di Turner, che costituirono chiaramente una prerogativa della pittura impressionista.

L’opera di Monet “ Il Sole che si leva”, diventata poi il manifesto dell’Impressionismo, vede in lontananza una piccola barca con due figure che secondo la pittura romantica inglese, guarderebbero il tramonto. Al pittore dunque interessa il paesaggio, e non gli importa altro che solo ciò che vede e dipinge in quell’attimo con una rapidità eccezionale, rubando quasi la luce del sole.

La pittura di macchia, rapida, con tocchi di colore e con l’effetto di bozzetto applicato a pittura finita è un’opera di Monet e se vogliamo, ancor prima di Tiziano, che dipingeva senza un disegno preparatorio. Pertanto si ha l’effetto di ciò che non è finito: ecco quindi il significato di impressione che non è una lettura profonda e definitiva.

Come i grandi maestri impressionisti, Liliana Scocco Cilla è in grado di realizzare le stesse immagini cariche di poesia, romanticismo e forza cromatica adoperando le proprie mani, come una sorta di rifiuto verso i mezzi strumentali delle spatole e dei pennelli.

Basti pensare che lo stesso Monet , durante il suo splendido ritiro a Giverny, scriveva :“Cerco di fare qualcosa che non ho ancora fatto: un fremito che la mia pittura non ha ancora dato”….(siamo davanti all’opera” il Bacino delle Ninfee” del 1899);

Lo studio delle forme, dei colori che mutano nelle ore del giorno, dei riflessi dell’acqua e dei fiori impegnavano Monet in una ricerca sempre più profonda, quella ricerca della più nascosta e lieve vibrazione emotiva e dei minuti pigmenti di colore che impressionavano la retina dell’osservatore.

Così anche Liliana Scocco elabora una ricerca interiore molto profonda che si riflette come un gioco armonico sulla tela pronta ad accogliere nel suo vuoto silenzioso la grande forza psicologica e di pensiero dell’Artista.

Ma a differenza dei grandi maestri impressionisti, la pittura di Liliana diventa più gestuale, proprio perché manca la fase strumentale, quella in cui il pittore prende il pennello o la spatola e si porta verso la tavolozza e in ultimo verso la tela.

È la pittura del cuore, del getto e dell’impatto diretto con la materia, arrivando senza modifiche sul foglio bianco.

Le impressioni (o le sensazioni come le definiva Cèzanne) prendono corpo e diventano il paesaggio dei sogni, il tramonto, “il sole che si leva” e la regata di vele spiegate.

In queste piccole barche non vi è la presenza dell’uomo, l’importanza è nello studio del movimento della natura, dell’acqua e del vento.

La tavolozza appartiene alla sfera solare, deriva quindi dalla luce; non esistono tonalità scure ma solo colori puri. La ricerca di Liliana Scocco Cilla non terminerà mai, ma anzi questo atteggiamento spontaneo e immediato che assume davanti alla realtà, la porterà a creare di continuo in modo irripetibile e ossessivo.

La forza di una sua opera deriva dalle intensità delle emozioni, delle gioie e dei dolori, per cui l’opera di Liliana Scocco rappresenta se stessa e i colori rincorrono il suo pensiero.

Isabella Convertino

 

IL TALISMANO DI LILIANA SCOCCO CILLA

Nell’eredità del vento del sud, il talismano fatato di Paul Gauguin è passato direttamente dalle mani inesperte dei Nabis francesi alle mani ispirate di Liliana Scocco Cilla, eliminando colpi di spatola e tocchi di pennello, disegni ornati e geometrici, canoni prospettici ed esornativi.

Con la semplice sovrapposizione dei colori, con l’immediato apporto dell’intuito, con il pittorico istinto dell’estro, lei ottiene straordinari effetti di prospettiva, di profondità e di movimento, negli strati di luce diafana, nelle gocce di acqua rorida, nelle fiamme di fuoco acceso.

Nei suoi stupendi impasti cromatici squillano il rosso rubino dei tramonti in riviera, il verde smeraldo dei prati in fiore, il giallo topazio delle marine di Ravenna, con piglio naturalistico, con fare spontaneo, con presa dinamica, in un rilievo interiore ed in un chiaroscuro sui generis.

Liliana Scocco Cilla parte dalla realtà effettuale di angoli paradisiaci, per astrarne il senso segreto, lo spirito impalpabile, il tesoro nascosto e trasferirlo sulla candida tela, passando dall’intimo scrigno del suo subconscio e dissolvendolo in dolci visioni di un sogno estatico.

La cromoterapia è la catarsi ideale, per purificare il suo animo agitato, commosso e tormentato dalla routine quotidiana, dal malessere generale e dall’inquinamento globale, che provocano in lei la ribellione alle ingiustizie, il riscatto dal male e la vittoria del bene finale.

Le quattro stagioni si alternano nei suoi mirabili dipinti, senza fiori del male, le foglie morte, gli alberi storti: sradicati dalla furia degli elementi, dall’incuria degli uomini e dall’ira degli dei, che dall’alto dell’Olimpo dispensano luce ai pigmenti, grazia ai colori e poesia ai suoi sogni onirici.

Gianni Latronico (Critico d’Arte)

 

 

FLUIDI

Come i fluidi che, sulle mani di Liliana Scocco Cilla, seducono e stregano i colori, trasmutano in segni, toni e tratti, ricreano fondali dell’esistente e scenari dell’inesplorato, catturano ectoplasmi, guidano percezioni ed automatismi, ricamano visioni e cerimoniali: poiché – e qui ritorno a Novalis – “per fare esperimenti ci vuole genio naturale, cioè la facoltà taumaturgica di colpire il significato della Natura e di agire secondo il suo spirito”, e Liliana Scocco, di questo straordinario carisma, da sempre è depositaria e dispensatrice; e poiché infine (afferma ancora Novalis), “la Natura è una città magica pietrificata”, e Liliana Scocco Cilla ci ha palesato di conoscerne ogni angolo e ogni respiro: e di stringerne, fra le sue mani, le chiavi fatali e fatate.

Nuccio Mula (Critico d’Arte)

FLUIDS

Like fluids that in the hands of Liliana Scocco Cilla seduce and bewitch the colours, transfigure into marks, tones and traits, recreate backdrops of the existing and scenarios of the unexplored, capture ectoplasms, guide perceptions and automatisms, embroider visions and ceremonials: because (in the word of Novalis) “to make experimentations it takes natural genius, that is the thaumaturgical ability to grasp the meaning of Nature and act according to its spirit”, an extraordinary charisma of which Liliana Scocco is and has always been a repository and a bestower ; and finally because (says Novalis once again) “Nature is a petrified magical city”, a city of which Liliana Scocco Cilla clearly knows each and every corner and breath, of which indeed she holds the amazing and enchanted keys.

Nuccio Mula (Art Critic)

CANTO CROMATICO

Si distende, nelle opere di Liliana Scocco Cilla, un canto cromatico continuo, alto, tanto che chi guarda è attratto nelle profondità dei rossi violenti, in quelle strappate urlanti di bianco, in quel giallo vibrante, che risuona lontano. Sono colori che si muovono, il blu, dalle densità dei gorghi declina verso chiarità che pure hanno riflessi accesi, nei quali riemergono qua e là intonazioni cupe.

Sono colori che attraggono, chiamano dentro, in una festa di luci che porta lontano dal presente, forse in un mondo ideale, forse nella vigoria della giovinezza. Ecco allora certi tramonti, che hanno il fuoco della forza, l’ardore della sensualità, parlano anche di contemplazione, di solitudine abbandonata nel silenzio. Si può palesare, inatteso, il sentimento della nostalgia.

E’ sicuramente notevole, originale e da sottolineare la sensibilità cromatica di questa artista, che sa comporre paesaggi perfettamente leggibili avvalendosi solo della tavolozza, senza il supporto del disegno. I suoi colori, sui quali giova insistere, dalle fibrillazioni, dagli acuti, dalle stesure a perdita d’occhio talvolta scivolano in grandi campiture, nelle quali gli stessi si sfaldano, disfanno. E il tutto è sorretto dall’armonia di un equilibrio compositivo che deriva da doti innate, oltre che dallo studio.

Se dovessimo definire in una corrente i dipinti di questa autrice dovremmo classificarli nell’ordine del “figurativo”, ma siamo anche convinti che non sia corretto stabilire per essi un’appartenenza, tale è la loro novità pur nel campo della tradizione.

Paesaggi e ancora paesaggi sulle sue tele. Ci si può soffermare su un mare, le cui onde si frangono e e distendono in schiuma bianca. Procedendo verso l’orizzonte la sua superficie diventa verde “come i pascoli dei monti”, direbbe D’Annunzio, quindi là, in fondo, dove confina col cielo, si afferma una strisciata bianca. E’ un mare vivo, ha il respiro delle emozioni. C’è un dipinto, per restare nello stesso tema, che s’intitola “Bagliori sul mare”. Esso è musica della tavolozza. Ogni cromia clamorosa o scura che sia vola verso i massimi significati. E verrebbe voglia di saltare nel cielo di quei colori.

Franco Ruinetti (Crito d’Arte)

 

TAVOLOZZA DI GEMME

Liliana Scocco Cilla è l’interprete di una personalissima pittura, in cui lo strumento di espressione principale non è il pennello, ma la mano.

Come un pianista utilizza le dita per esprimere in musica il suo mondo interiore rincorrendo i tasti sul pianoforte, così la pittrice si avvale delle dita per plasmare il colore inseguendo i pensieri più reconditi e le sensazioni più crepitanti.

L’artista, con una pittura istintiva, quasi primordiale nella sua straordinaria purezza, nella quale l’emozione prevale sulla ragione e il colore sulle forme, genera l’immagine di un mondo traboccante di energia e di freschezza.

La tavolozza di Liliana Scocco Cilla racchiude tutte le gamme di colore possibili e impossibili: queste, presenti nella mente della pittrice, diventano necessariamente reali sulla tela giacchè tavolozza e tela per la Scocco coincidono, così come pennello e mano sono incorporati in un’unica forza creativa.

L’artista accosta con coraggio i diversi colori riproponendo sulla tela le molteplici tonalità delle sue impressioni, così come vengono suggerite dalla sua anima variopinta, tinteggiata costantemente da emozioni forti e brillanti.

Nelle opere di Liliana Scocco Cilla, le forme sono suggerite più che definite, poiché la precisione dei dettagli soccombe di fronte allo sgorgare continuo di una mente fervida e creativa. La mancanza di contorni nelle figure e nei paesaggi allude al continuo mutare di un mondo che è immobile solo nell’istante fotografico.

Ricordi di sapore impressionista riecheggiano in opere che sembrano durare il tempo di uno sguardo, di un’emozione: alla rabbia subentra la calma, al temporale la bonaccia, all’alba il tramonto….in un percorso infinito tra i labirinti dell’anima.

Serena Bonan (Critico d’Arte)

 

Luminosita’ e Luce

“La luminosità, la tenue luce emessa dalle varie fasi della giornata e delle condizioni climatiche di cui l’Artista Liliana Scocco Cilla fonde e palesa attraverso volontà che, apportano favorevoli attenzioni al circostante prettamente naturalistico, in relazione alle evoluzioni in ombra che simboleggiano iconograficamente i contesti figurativi comuni alla apparenza e al divulgar dell’emozione: sono le prime coordinate lineari capaci di rendere unico il dipinto di questa grande Artista.

Nell’espletare la propria Arte, la pittrice Liliana Scocco Cilla, si pone e desidera immettere tutta Se Stessa alla vitale intima condizione emotiva dove, il paesaggio riveste la vera assenza dalla quale l’Artista conferma a seguito dell’appressamento del colore mediante l’uso delle dita, il dipinto creato da Liliana Scocco Cilla, proietta la vivacità delle tinte in unione del soggetto che esaudisce liberamente ogni priorità intrinseca condizione simbolica con cui l’Artista Liliana Scocco Cilla assume e propone al dettato figurativo la realizzazione dell’immagine, il pittoresco modello imitativo della realtà a conferma di ciò che è maggiormente entusiasmante per Liliana.

Il tessuto cromatico con cui Liliana Scocco Cilla palesa e concepisce l’identità al mutamento gradevole del tempo, pone in attenta visione la misura realistica a seguito della quale, l’oggetto è colmo di evidenti ed appaganti sensi illusori, propri di una linea che consolida e rende attendibile il percorso capace di render visibile il compatto e nebuloso suo paesaggio al risveglio di una preziosa aurora, consona a risvegliare il tiepidio dell’aria in un magico contatto con la rivalsa di una nuova giornata. Così il paesaggio della pittrice Liliana Scocco Cilla congloba l’ essenza fruitrice di candide e luminose visioni, taciti e colorati spazi che nell’immediatezza della sintesi evocano l’abbandono al rilassante momento di solitudine e dal quale si rende assai simbolica la comparsa del sole o della luna, nel fermento del colore e del decoro il bello rimane incluso in tratti e ambiti angoli “Celestiali”.

Pertanto il contenuto iconografico dell’Opera Pittorica realizzata dalla pittrice Liliana Scocco Cilla imprime nella memoria il prezioso e per tanti perso traguardo naturalistico, le vele poste al centro del dipinto creano l’appagante sensazione di un desiderio ancora da realizzare, il calar della sera sul rosso tramonto denso di importanti tonalismi e vibranti sussulti poetici donano la varietà e l’eleganza al tratto e nutrono la mimesi di efficaci e nobili momenti magicamente vissuti”.

Flavio De Gregorio

 

EMOZIONI

Affermava Nolde, uno dei maggiori paesaggisti del Novecento “Dipingendo avrei voluto che i colori tramite me come pittore, si sviluppassero sulla tela con la medesima conseguenza con cui la natura stessa crea le sue figure…”. Qualcosa di simile ritorna nell’opera di Liliana Scocco, che dipinge di getto, istintivamente, modulando il colore steso con le mani direttamente sulla tela.

Un’operazione creativa che collega le forme della natura con il sentire o il sentirsi dentro, una sorta di empatia nella quale la rappresentazione non è più mimetica, ma piuttosto soggettivistica e creativa.

Nell’opera di Liliana, segnata da forme che ora guardano a modelli di derivazione impressionistica ora acquistano più violenza gestuale, il colore e la luce sono un alfabeto attraverso cui si svela il ricco mondo interiore dell’autrice. Un colore steso per sovrapposizioni, carico di vibrazioni, di accordi, di toni, ora vaporoso, ora intenso, ma sempre intriso di luce.

E’ infine questa luce che dilata lo spazio oltre l’orizzonte, al di là del visibile, che ci dà la chiave per capire l’opera di Liliana, pittrice autodidatta, spinta verso l’arte da quella necessità e bisogno di esprimere le proprie emozioni, che è bisogno universale e nello stesso tempo intimo e privato di comunicare e che con le sue “emozioni” ci trasmette alla fine il senso di un’ interiore e armonica fusione fra uomo-natura-cosmo.

Franca Fossi (Docente di Storia dell’Arte)

 

Il Paesaggio Istintivo e Interiore di una personalità artistica

L’Artista pensa, sogna e trasmette tutte le sue emozioni su una tela completamente vuota, specchio delle sole sensazioni del momento con il semplice ausilio delle mani.

Può sembrarci un’impresa ardua ma è realtà: Liliana Scocco Cilla appartiene alla sfera dei pittori impressionisti moderni con un qualcosa in più, appunto la trasmissione del suo pensiero che passa direttamente nelle sue mani , costruttrici di immagini.

La lettura delle opere pittoriche mette in risalto una forza creativa eccezionale, una realtà poetica naturalistica in piena armonia con l’espressione emotiva.

È l’unica Artista al mondo che opera in questo modo così atipico e complicato.

A mani nude è in grado di mettere in evidenza il calore, la luce, l’emozione e la qualità dell’essere Artista in quel dato momento.

Si tratta di una pittura materica nella quale, le sue mani diventano spatole, pennelli e la sua tavolozza risplende di colori luminosi e accesi dalla gioia interiore di colei che sa cogliere la bellezza del creato e della natura.

Noto in alcune opere la rappresentazione di “Vele all’alba”, a mio avviso sono vele quasi scultoree, con tanto di basamento e di equilibrio di peso, che viaggiano riflesse nell’acqua.

Liliana Scocco Cilla più che un’artista diviene un fenomeno nella storia della pittura contemporanea; nella descrizione grafica non trascura nulla, le sue mani disegnano esattamente il paesaggio come avrebbe fatto Monet o Renoir, un paesaggio poetico, nel quale prevale il sogno di essere trasportato inconsciamente verso una nuova sfera esistenziale.

Quindi la pittura è un momento di evasione per descrivere e per far conoscere al mondo intero di chi osserva le bellezze della natura attraverso il romanticismo dei colori dettati dall’anima.

Notiamo una limpida luce, il tramonto, le cromie calde della primavera e dell’estate; tutto ciò, non è cercato ma è voluto soltanto attraverso una ricerca scientifica, interiormente descritta con colori puri gli stessi adoperati dai grandi maestri del passato.

Liliana Scocco Cilla non ha bisogno di copiare, in quanto sua fonte di ispirazione è l’interiorità, il sogno, l’emozione; e con la forza gioiosa si proietta a rappresentare tutto e tanto, e trasportando solo con le mani i pigmenti è in grado di conferire tranquillità allo sguardo di chi osserva.

Pertanto le è stato assegnato un diploma con medaglia d’oro in occasione della mostra tenutasi presso la Galleria d’Arte Modigliani dove ha ricevuto numerosi applausi e successo di pubblico.

Scultore Romano Pelati

 

VERSO ORIZZONTI SPAZIOSI

“Liliana oltrepassa i confini spaziali della tela, va oltre l’uso altrimenti freddo del pennello, per giungere ad una tecnica fisica, tattile, fortemente sensuale.

L’artista infatti preferisce impastare i colori con le sue mani, sentirne la densità, forse persino intuirne la freddezza o al contrario il calore che essi emanano, in una parola avere un contatto diretto e spontaneo per farsi condurre da essi nella realizzazione delle sue opere.

Il risultato è di notevole spessore artistico, originale, giammai banale. Nei suoi dipinti infatti l’artista racconta i suoi sogni di bellezza e di libertà, con le sue barche dalle vele spiegate al vento.

Tutto è sorgente d’ispirazione, attraverso la fantasia e l’estro creativo, che certo non mancano all’artista.

Liliana Scocco ci conduce verso orizzonti spaziosi, ariosi, colmi di luce e calore, cosicché l’osservatore contempla le sue opere con genuino stupore”

Dott. Nadine Giove Critico d’arte

 

INFLESSIONI DI LUCE

Liliana Scocco Cilla descrive un mondo luminoso e colorato, abbacinato di riflessi e sfumature, composto per disfacimenti di toni e demarcazioni, un mondo fluttuante sui riverberi e inflessioni di luce. Ed è un’insieme delicato e leggero, fragile pur nell’accensione vivida degli impasti cromatici, pur nell’esplodere esuberante delle forme, nel ricadere rutilante delle profondità.

Sarà la mancanza di qualsivoglia rigidità, la tenuità di qualsiasi contorno, l’incertezza di ogni confine, ma sembra sempre di tenere sulla tela un’impressione. Un tocco e svanisce.

Francesco Giulio Farachi

 

L’INCONTRO

Ognuno di noi ha, nella propria esistenza, incontri banali ed altri privilegiati.

Liliana Scocco Cilla ne ha avuto uno particolare che oggi, nella sua serenità squisita, ci comunica: ha incontrato l’arte.

Scaturisce dentro la profondità dell’animo l’esigenza di esprimere se stessi; i Greci dicevano che “la pittura è poesia silenziosa e la poesia è pittura che parla” (Simonie).

Liliana ha celato a lungo il suo dire per naturale riserbo, ma oggi ha scelto di esternarsi e mostrare il parlare dei suoi colori, delle linee, dell’esplodere di un canto. Le sue parole sono immediate, dirette.

Il suo narrare per colori scaturisce dal non avere amato il pennello, escluso dalla tavolozza, dove le mani hanno voluto impastare ed esprimere il suo linguaggio del tutto unico.

Le sue marine sono presenti a volte come grandi virgole o, addirittura, come punti esclamativi, mari sconosciuti ma vissuti nell’animo, come i tramonti che sembrano affermare che la notte non può venire e per questo sono poesie dei riflessi.

In una prima fase Liliana ha dato la misura della sua potenzialità creativa, poi, di anno in anno, come un subacqueo che emerga portando alla luce coralli proibiti, ha lasciato che trovasse accenti forti e risoluti: quelle linee vibranti, scaturite dalle mani senza un disegno precostituito, sono sature anche di malinconia: esprimono, tuttavia, una grande forza.

Liliana si è imposta con dolcezza, ma sicura del proprio cammino.

Non c’è in questo dipingere un’aggressività repressa, ma la rielaborazione forse inconscia di un mondo già vissuto, capitalizzato, nella propria incipiente adolescenza, nella propria terra, Pola, nell’Istria ormai perduta.

Se l’acqua appare un soggetto prediletto, “regata sul lago”, con le sue barche a vele spiegate su onde non irruenti, ma consapevoli della ricchezza dei colori, è immagine di vita, che dal subcosciente emerge in un caleidoscopio coraggioso che ritrova la realtà dell’immaginazione.

E’ una dote rara il mantenere in equilibrio immagini, sensazioni, poesia.

La critica specializzata troverà ogni giorno suggestioni o suggerimenti che vengono dalla Grande storia europea della pittura; ed è il loro compito il farlo, anche se sembra sfuggire ad ogni catalogazione.

Chi guarda riflette – spettatore non inconscio ma attento – intuisce questa originalità “primitiva” che ogni dipinto impone.

Quei colori luminosi che non hanno timore dei bruni e anche dei neri non si intrecciano mai in una sorte di ribellione, perché le mani ed il cuore di Liliana hanno già accolto in se stessi la ricchezza dell’incontro con l’arte, che non può essere conflitto.

Da dolori lontani è nata di giorno in giorno la trasformazione del soffrire, la delicata gioia del dire, dell’essere presente con piccole dosi di felicità. E partecipare a questo è un avvenimento che non può lasciare indifferenti.

La tavolozza nuda, tempesta di luci e di colori, con mano sapiente e certa, ha trovato un’artefice che ha convertito la materialità in una profonda ricerca dello spirito.

Tutto con le sue mani di donna, senza alcuna superbia, senza sapere di essere unica.

Questa continua ricerca di Liliana Scocco Cilla, così vitale, cerca stille d’infinito e ce le regala.

Paul Valere scriveva che “il pittore non deve dipingere quello che vede ma quello che vedrà”.

Forse per questo Liliana Scocco Cilla apre la sua creatività al domani, con quelle albe dai colori infuocati in attesa del giorno che è già in lei.

Franca d’Amico Sinatti

 

Oltre i confini del colore sensibile

Del mio primo incontro con l’opera di Liliana Scocco Cilla ricordo soprattutto quella sensazione di infantile stupore che si prova davanti a una manifestazione estetica che, per la sua immediatezza, ti obbliga ad accantonare per un attimo ogni riferimento culturale e a far saltare le tradizionali coordinate interpretative con le quali i critici sono soliti “incasellare” qualsiasi fenomeno artistico. Queste opere possiedono piuttosto la forza di trascinare chi le osserva dentro un’esperienza visiva che tocca da vicino la sfera irrazionale, emozionale, pur essendo dipinti di una straordinaria concretezza. Del resto è la stessa formazione autodidatta dell’artista, dettata da una semplice ma inevitabile necessità di dipingere, a darci la misura di quanto l’inserimento forzato di una personalità come Liliana in un certo filone artistico sia operazione semplicistica oltreché fuorviante. Certamente un retroterra più o meno consapevole esiste ed è evidente, e lo possiamo individuare, dal punto di vista della poetica, nelle soluzioni drammatiche e vorticose di J.M. William Turner, dove certi paesaggi gonfi di umidità e sferzati di luce sfolgorante ci propongono una natura in grado di esprimere sempre le emozioni umane. Oppure, ma più nell’ottica della resa del fare pittorico, negli schietti e rapidi colpi di colore di Claude Monet, che tuttavia dipinge per restituirci, scomposto e ricomposto dall’artista, un mondo tutto esteriore, al contrario di Liliana Scocco Cilla che ci propone sempre vedute mentali.

Pur non sottovalutando queste suggestioni culturali è però necessario sottolineare come l’unico principio ispiratore, l’unico grande Maestro sottinteso di queste raffigurazioni, sia la vita. La vita intesa come vicenda umana di cui niente è lasciato per strada, ma tutto è trattenuto e sedimentato; la vita come segno multiforme lasciato nell’anima dalla memoria; la vita come gioia, speranza, slancio vitale, oppure come dolore, disillusione. Le opere di Liliana non devono essere lette, ma sentite. Ella stessa, nello scegliere la tecnica della pittura diretta coi polpastrelli, esprime l’esigenza di sentire il magma cromatico per meglio ammaestrarlo alla sua espressività. Le sue dita istintive e sapienti si comportano così come il pennino di un sismografo pronto a registrare in presa diretta gli scarti emozionali dell’artista nel breve momento dell’incontro tra flussi di memoria, amore per la vita e pulsione creativa. Nelle sue marine, da quelle più assolate e pacate a quelle più profonde e turbolente, si alternano ora ombre minacciose che tradiscono l’angoscia di fronte all’ineluttabilità delle miserie umane, ora improvvise accensioni cromatiche e lo spalancarsi di vastità atmosferiche rivelatrici dell’innata fiducia che l’artista ripone nel mistero generatore dell’elemento naturale, santuario di serenità e speranza. Probabilmente una delle più interessanti chiavi di lettura possibili sta proprio qui, nell’intimo rapporto tra l’artista e il divino. Si avverte nelle tele di Liliana una forza invisibile che agisce da fuori e mette in moto una serie di fenomeni naturali che l’artista registra con stupore e gratitudine. E’ necessario così non fermarsi alla contemplazione del dato sensibile per arrivare all’essenza di queste splendide immagini, non limitarsi a cogliere quell’irresistibile lato sensuale che questa pittura così materica e ricca di accensioni drammatiche trasmette sin dal primo sguardo, ma chiedersi perché quelle fitte schiere di vele sono tutte piegate verso un’orizzonte che sta al di là, e da che cosa sono sospinte. Forse è proprio ciò che non si vede, cioè l’aria, la vera protagonista di questi paesaggi. L’aria, che ora cala pacifica inondando tutto di atmosfere stagnanti, ora si innalza in burrasche improvvise, oppure si mette disperatamente in moto verso un punto apparentemente irraggiungibile, non può che essere l’interprete designata del forte desiderio di trascendenza che risiede nell’anima della sua autrice.

Diego Galizzi

 

LA VELA E’ IL MIO SEGNO

Frequentavo la scuola media a Marina di Ravenna, avevo circa 14 anni, ricordo che su un normale foglio da disegno Fabriano col solo colore tirai fuori un vulcano, il fumo che si raccoglieva in una nuvola densa, un poco scomposta, e tutt’attorno il mare, un grande mare.

Mi affascina la natura, mi faccio prendere, negli spazi della natura mi perdo, vivo con essa un rapporto affascinante, vivificante. La natura ha in sé tutta la poesia del mondo, la natura invoglia a vivere, mi è difficile altrimenti gestire tutte le contraddizioni di noi esseri umani.

Gli spazi aperti, i cieli e le distese marine, sono due elementi naturali in cui riesco a liberarmi, a ritrovare la mia libertà. In essi infatti posso spaziare, andare oltre, abbattere i confini di un mondo sensibile spesso tormentato. Le mie vele sono spinte da questo desiderio di andare oltre. La vela, in un certo senso, è il mio segno! Eppure non si può prescindere dalla vita, che si ripropone con i suoi dolori, i suoi tormenti, la vita fa parte di questa immensa natura che amo rappresentare nelle mie tele. Ma non voglio trasmettere dolore. Vorrei al contrario offrire qualche spicciolo di felicità.

Per me dipingere è dare sfogo ai miei desideri, è un’esigenza di buttar colore, che poi addomestico con la punta delle dita, lo muovo, lo trascino, lo raggrumo. A quel punto il colore si fa forma, l’idea che poteva sembrare assente emerge. Capita a volte che mi fermi a pensare, è inevitabile, mi passa davanti agli occhi la tragedia umana, eppure so che non bisogna farsi travolgere. Anche la fede ha un ruolo il ciò che esprimo, la fede è apertura, e l’artista credo debba interpretare questa apertura, questa disponibilità a capire e a guardare la realtà con disponibilità d’animo.

A chi mi chiede cosa sia per me l’arte rispondo che l’arte è amore, l’amore è vita, l’arte è vita.

(dall’intervista all’artista di Vittoriani….)

“Dicono che è certa solo la storia,

di altre certezze non se ne parla.

Oggi incontrerò il sole

che va e viene regolarmente.

Non gli chiederò la sua storia”.

Virgilio Guidi

FRA LEVIGATE STESURE E MATERICHE SINTESI

Liliana Scocco Cilla dipinge con l’anima e con le mani: un connubio strettissimo, questo, che non solo rende originale la sua arte, ma spiega la natura della sua gestualità creativa.

La sua pittura trova feconda genesi nel profondo della sua sensibilità, che ama definire con immediatezza l’emozioni e i sentimenti, modellandoli nella pastosità delle cromie attraverso il contatto corporeo con tele e colori, fra levigate stesure e materiche sintesi.

Percezioni, immagini, sensazioni divengono forme e colori nel duttile linguaggio di una creatività “in fieri”, mai precostituita o asservita a mero esercizio di illustrazione, attenta invece a dare delle realtà fenomeniche, oniriche, interiori, delle interpretazioni significanti e fascinose, con un taglio compositivo ai confini della figurazione, spinto talora nei territori dell’astrazione.

Seguendo la voce dell’anima, gli echi del cuore, le evocazioni della memoria, l’emozione del vissuto, Liliana Scocco Cilla inneggia con le sue opere alla natura e alle sue magnificenze, si pone in comunione con arcani messaggi che provengono dalle ampiezze celesti e marine, riscopre il sapore di una libertà agognata dell’umanità contemporanea.

Ricrea le immagini pittoriche in atmosfere cromatiche intense, spesso pervase da una luce che dona loro energia, ritmo, vitalità, modellando estrose morfologie, sintesi di esperienze interiorizzate e felici voli della fantasia.

V.Cracas

 

 

IL VIAGGIO DEL COLORE E DELLE VELE

A volte risulta piuttosto difficile interpretare o valutare in maniera adeguata quello che in apparenza è chiaro, in quanto ha una forma e un aspetto corrispondenti a ciò che vediamo ogni giorno, almeno superficialmente o in modo distratto. Molte opere di Liliana Scocco Cilla rientrano appunto nell’ambito di questa apparente facilità, di questa lettura dall’impatto immediato, figurativo, quindi fruibile anche per un osservatore abbastanza frettoloso. La pittrice infatti attraversa e rappresenta in maniera frequente il tema della natura, dei paesaggi, dei luoghi, che sono spesso paesaggi marini e lacustri, comunque caratterizzati dall’acqua. Con la suggestiva e marcata presenza del motivo davvero cruciale delle vele all’interno della sua produzione pittorica. Una considerazione fondamentale deve essere però fatta subito, per togliere qualsiasi equivoco e qualsiasi approccio ingannevole. Oggi viviamo in una civiltà caratterizzata anche dall’immagine e dal suo frenetico consumo: tale contesto ci mette velocemente in sintonia con questa incisiva e potente pittura, ci aiuta a percepire subito un’affinità, una vicinanza visibile, costituita proprio dall’importanza attribuita all’aspetto visivo, all’immagine. Tuttavia tale indicazione (o agevolazione) non basta; anzi per certi versi limita e restringe le nostre possibilità di lettura. In effetti, a rileggere e a rivedere meglio i risultati dell’artista c’è qualcosa che la semplice interpretazione fenomenica e sensoriale non coglie, perché quei paesaggi, quelle figure, quegli spazi sono percorsi da un’energia, da una pregevole capacità di trasfigurare i luoghi, le cose, la natura, facendo della rappresentazione artistica un’esperienza creativa non naturalistica o mimetica, ma visionaria e proiettata verso qualcosa che va oltre la realtà materiale. In quelle vele splendide che attraversano gli spazi c’è il senso vibrante e forte di un viaggio esistenziale e metafisico: una tensione continua verso ciò che sta al di là dei sensi, del momento puramente storico e umano. C’è uno sguardo, un rivolgersi assiduo e sentito al cielo, verso il quale non a caso quelle vele spesso tendono e si protendono in modo emblematico, come anime trepidanti, come simboli essenziali, come metafore in ultima analisi dell’uomo. Ecco un altro grande tema delle opere di questa artista: il cielo, trasfigurato e reso nella sua dimensione spirituale, ultraterrena, tanto che l’autrice scavalca e insieme riscrive soggettivamente il dato fenomenico. Ecco lo stile interiore di quest’arte che brucia così in genere qualsiasi riproduzione descrittiva o in apparenza oggettiva della dimensione reale e naturale. E il colore infatti diventa uno strumento travolgente, ovvero assai efficace per esprimere questa tensione verso l’infinito, verso l’Assoluto divino che chiama e risiede oltre la realtà sensibile: negli esiti più compiuti il colore si mostra incandescente, acceso, visionario, oppure tumultuoso, comunque decisamente espressivo o potente. Un gesto intimo e cromatico, un ponte gettato su ciò che è metafisico e trascendente ci fa riflettere, ci porta al silenzio, se appunto rileggiamo attentamente queste opere. Qui infatti viene superata la presenza sia di un realismo propriamente oggettivo e fotografico, sia di una vena facile, minimale o accattivante: nella produzione artistica della pittrice si radica invece una visione religiosa, interiore, anche ardua e sublime, cioè fortemente tesa ad afferrare la dimensione grande del trascendente, esprimendo l’orma energica, vibrante, vertiginosa dell’Assoluto divino. Proprio per tali motivi giunge da questa espressiva, suggestiva artista del nostro presente un monito implicito, un segnale autentico e importante per i nostri tempi spesso appiattiti sull’apparire, sull’effimero, sul trionfo dell’immagine omologata e vuota, all’interno di una società consumistica, distratta e tecnologico-materialista: con la sua creatività Liliana Scocco Cilla ci porge l’invito a guardare oltre, a vedere ciò che gli occhi fisicamente non scorgono, ma che la vista intima della coscienza, la vita profonda invece suggeriscono in modo incisivo al nostro viaggio umano e non umano insieme.

Luciano Benini Sforza

 


 

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